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Scritto da Natascha Lusenti

Oggi è un altro giorno e seduta vicino a me c’è una donna con un piccoletto di pochi mesi che ha le guance e le cosce e i polpacci rotondi di carne da mordicchiare. È un maschio. All’inizio del viaggio gli ho stretto una mano che allungava verso di me e la donna mi ha detto: non si faccia mordere, ha due dentini che gli stanno spuntando. Lo guardo e mi chiedo che figlio sarà con sua madre e che compagno sarà con le donne che lo ameranno. E mi viene in mente il ragazzino che ho visto ieri ad un semaforo. La famiglia era schierata su una linea orizzontale. A destra di tutti lui, come un argine. Poi la sorella di poco più piccola che con la mano sinistra teneva un passeggino con dentro l’altro fratello. E poi la madre e il padre. Il ragazzino era intorno ai cinque anni. Ha preso la mano della sorellina che l’ha scostata. Lui si è girato a guardarla. Lei ha restituito lo sguardo. Non si sono detti una parola, ma discutevano. Autonomia e protezione a confronto: sembrava trattarsi di questo. Lui ha voltato la testa verso il semaforo e ha allungato di nuovo la mano e questa volta lei gliel’ha concessa. Allora ho pensato a una ricerca secondo cui gli uomini che crescono avendo intorno delle donne sono più generosi e fanno di più il lavoro di cura e votano leggi che difendono la nostra libertà di scelta e ci pagano meglio. E ho pensato che gli uomini migliori che ho incontrato e amato hanno avuto sorelle o figlie, non solo madri. E ho pensato a mio fratello che quando eravamo piccoli diceva di essere il mio sorellino. Poi ho guardato di nuovo la grassa vongola in braccio a sua madre. Dormiva. E ho chiuso gli occhi anch’io.

(per le bambine e i bambini che non hanno paura di conoscersi e per mio fratello Michael)