Scritto da Natascha Lusenti
Oggi è un altro giorno e avrò tempo per pensare alla cagnetta con le zampe storte che da piccola è così felice da dimenticare la fame della vita randagia.Da piccola, Petruska è felice perché è bello mettere il muso nella terra e correre in mezzo all’erba. Da piccola, Petruska è felice perché è bello essere vivi e guardare il sole che ogni mattina viene su e ogni sera scende giù. Quando smette di essere piccola, Petruska incontra un uomo che sacrifica la sua fiducia negli altri nel nome della scienza.Sarà lei il primo essere vivente a finire dentro lo spazio. E sarà sola dentro tutto quel nero. Sarà lei la prima a muoversi fuori dall’orbita circolare. E quando tornerà, avrà odorato su di sé lo spavento del vuoto e dell’assenza e del silenzio. Nel racconto che ho letto ieri, c’è Petruska dentro una navicella spaziale. Nella storia di Voyager 1, c’è solo la navicella spaziale che è partita il 5 settembre 1977 e che potrebbe essere il primo oggetto costruito dall’uomo a lasciare il sistema solare. Allora ho pensato che mi sarebbe piaciuto che quel giorno ci fosse stata anche Margherita Hack, per sentirla raccontare i messaggi di una sonda spaziale che ha superato l’eliosfera. E ho pensato che mi sarebbe piaciuto che quel giorno ci fosse stata anche Silvia che è finita dentro un freezer. Mi sarebbe piaciuto perché avevamo quasi la stessa età, perché anche lei aveva un pezzo di vita a Pavia, perché anche lei scriveva per sentirsi meno male. Perché è bello essere vivi, se puoi scegliere di mettere il muso nella terra e di correre in mezzo all’erba.
(per Margherita Hack, astrofisica, e per Silvia Caramazza, commercialista)